Mozart.
Note milanesi


Mostra virtuale a cura di Laura Nicora


LEOPOLD E WOLFGANG MOZART A MILANO


ASCOLTA L'INTRODUZIONE

Prospeto di tutta la Fabrica della Chiesa Catedrale di Milano
Acquaforte. Remondini 1780 ca. (Albo H 14, tav. 8)
Civica Raccolta Stampe Achille Bertarelli, Castello Sforzesco, Milano

1. L'arrivo a Milano nel gennaio 1770


Il 13 dicembre 1769 Wolfgang e Leopold partono per il loro primo viaggio in Italia.


Lasciano Salisburgo, dove Wolfgang - tredicenne - è appena stato nominato Konzertmeister presso la Corte Arcivescovile.
Fanno tappa a Innsbruck, Vipiteno, Bressanone, Bolzano, Egna, Trento, Rovereto, Verona e Mantova. In queste città, così come poi nel resto della penisola, Wolfgang dimostra le abilità di "bambino-prodigio" nella composizione, nell’improvvisazione e nell’esecuzione: si esibisce alla tastiera, al clavicembalo, al violino e canta. Suona anche l’organo nelle chiese di alcune delle città che visitano.


«Non un Bildungreise, un viaggio di formazione, quale compivano i rampolli delle migliori famiglie europee, ma un viaggio di esplorazione e ricognizione delle opportunità che potevano aprirsi».
Alberto Basso

Giambettino Cignaroli, Ritratto di W. A. Mozart al cembalo
Verona 1770, olio su tela
Collezione privata
via Wikimedia Commons
CON IL PADRE VA SPESSO A TEATRO AD ASCOLTARE OPERE SERIE E BUFFE,
E AFFIDA ALLE LETTERE LE SUE IMPRESSIONI:

Adesso sentiamo sempre opere; che è titulata il Ruggiero [di Pietro Guglielmi su libretto di Caterino Mazzolà]. Oronte [...] un bravo cantante, un paritono, ma forzato quando starnazza in falsetto negli acuti [...]. Bradamenta [...] ha una voce passabile [...] ma distona come il Diabolo. Ruggiero [...] canta un poco alla Manzuoli, ed à una bellissima voce forte [...]. Leone [...] fa una donna [...] à una bellissima voce, ma c’è tanto suburro nell theatro, che non si sente niente.


(Lettera di Wolfgang alla sorella, Verona 7 gennaio 1770)

I Mozart arrivano per la prima volta a Milano il 23 gennaio 1770, verso mezzogiorno.


Alloggiano nel convento degli Agostiniani di S. Marco, sul naviglio di Porta Nuova. Rimangono in città circa due mesi, durante i quali Wolfgang compone musica, tiene accademie, assiste alle funzioni in Duomo, frequenta il Teatro Ducale, ascolta opere (tra cui Cesare in Egitto di Niccolò Piccinni, compositore allora tra i più stimati) e partecipa a feste da ballo.


Il Ducato è governato dagli Asburgo e i funzionari pubblici sono in gran parte austriaci. Come recapito per la corrispondenza Leopold indica: Sgr. Troger Secretario di S. Exllza il Sgr. Comte Carlo de Firmian.


Milano, verso il 1770, ha 129.000 abitanti ed è governata dal 1756 dal ministro plenipotenziario per la Lombardia dell'Impero d'Austria e Ungheria, conte Karl Joseph Firmian, nato nel 1716 a Trento.

Prospeto della Piazza e della chiesa Catedrale a Milano p. dinanzi
XVIII secolo (Raccolta Beretta, D1 n. 297)
Civica Raccolta Stampe Achille Bertarelli, Castello Sforzesco, Milano


Il convento degli Agostiniani di S. Marco si trovava nel centralissimo quartiere di Brera. La chiesa era stata fondata nel 1254 dal frate Lanfranco Settala, generale dell’Ordine degli Eremitani di S. Agostino.


Lo storico Latuada nella sua Descrizione di Milano del 1737 racconta che «prima di entrare nella chiesa [di S. Marco] si incontra una piazza assai vasta, cinta all’intorno di muraglia, ed ha la facciata con alcuni ornamenti Gotici in pietra cotta».


La disponibilità dei frati Agostiniani ad accogliere i Mozart, sia a Milano che in altre città italiane, è conseguenza della assidua frequentazione, da parte di Leopold e consorte, del convento di Mülln presso Salisburgo. Dai confratelli austriaci sono certamente partite lettere di presentazione dei Mozart, destinate agli Agostiniani italiani.

Oggi nell’edificio di sinistra rispetto a chi guarda la chiesa di S. Marco, è affissa una lapide che ricorda il soggiorno di Mozart. In realtà questa collocazione non è corretta: lì si trovava l’appartamento del frate priore, mentre i locali dei Mozart erano nella foresteria, che non esiste più: al suo posto oggi c’è il liceo Parini.

Giuseppe Dall’Acqua, Chiesa di S. Marco,
Acquaforte (P.V. p. 2-99)
Civica Raccolta Stampe Achille Bertarelli, Castello Sforzesco, Milano

Adesso abitiamo nel chiostro degli Agostiniani di S. Marco; non è che vi godiamo di molta libertà, no! Ma vi stiamo comodi, sicuri e vicini a Sua Ecc. il conte Firmian. Abbiamo 3 grandi stanze degli ospiti: Nella prima accendiamo il fuoco, desiniamo e riceviamo le visite; nella seconda dormo io e vi sta il baule; nella terza dorme il Wolfg. e vi stanno gli altri piccoli bagagli etc. Dormiamo su 4 buoni materassi ciascuno, e ogni notte il letto viene riscaldato; sì che Wolfg. è sempre contento di andare a dormire. Abbiamo uno dei frati, frater Alphonso, a nostra disposizione, e ci troviamo proprio bene.


(Lettera di Leopold alla moglie, Milano 26 gennaio 1770)

Il 7 febbraio Karl Joseph Firmian, ministro plenipotenziario della Lombardia, invita padre e figlio nella sua residenza a Palazzo Melzi d'Eril (nell’attuale via Fatebenefratelli). A pranzo, tra i vari ospiti, c'è anche Giovanni Battista Sammartini.
In questa occasione Wolfgang riceve in dono dal conte Firmian i nove volumi delle opere di Metastasio stampate dalla Stamperia Reale di Torino nel 1767.

Marcantonio Dal Re. Ex Palazzo Melzi
Acquaforte. 1745 ca. (Albo C 12, tav. 79)
Civica Raccolta Stampe Achille Bertarelli, Castello Sforzesco, Milano

Il 12 marzo Wolfgang è invitato da Firmian a tenere un Accademia: davanti a 150 ospiti illustri, tra cui il Duca di Modena, sua nipote Maria Beatrice d’Este e il cardinale Pozzobonelli, Wolfgang presenta tre arie e un recitativo con violini per soprano e orchestra, su testo di Metastasio, per dimostrare di saper comporre musica drammatica. Non c'è certezza sui titoli presentati, ma probabilmente vennero eseguiti Per pietà, bell'idol mio (K 73b), Fra cento affanni (K 73c), O temerario Arbace (K 73d), e Misero me, Misero pargoletto (K 73e).


Il successo è tale, che il giorno seguente il conte Firmian lo incarica di comporre l’opera per l’inaugurazione della stagione del Teatro Ducale, per un compenso di 100 gigliati d'oro (più di un anno di stipendio di Leopold a Salisburgo!). Nasce così il Mitridate re di Ponto, la prima opera del giovane Mozart, che sarà rappresentata il 26 dicembre 1770 al Teatro Regio Ducale, su libretto di Amedeo Cigna-Santi.
Dopo un lungo viaggio, durante il quale visiteranno molte città italiane tra cui Lodi, Parma, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Loreto ritorneranno a Milano in ottobre per la composizione e l'allestimento dell'opera. Proseguiranno poi il primo viaggio in Italia andando a Torino, Milano (per pochi giorni), poi Brescia, Verona, Vicenza, Padova, Venezia, Bolzano.


«La circostanza rimane eccezionale: un compositore quattordicenne è chiamato a inaugurare la principale stagione d’opera del primo teatro di Milano, la cui apertura era allora fissata al 26 dicembre. E Wolfgang potrà avventurarsi in un territorio precluso a Leopold: autore di sinfonie, concerti, sonate, capricci, duetti, trii, danze, marce, messe, litanie, vespri, oratori, cantate, drammi scolastici, non ha mai composto un’opera. Tantomeno un’opera seria italiana».
Sandro Cappelletto

2. Milano nel secondo e terzo viaggio in Italia


I Mozart ripartono da Salisburgo il 13 agosto 1771 e arrivano a Milano il 21 agosto.


Wolfgang ha ricevuto la commissione di scrivere la “Serenata o sia cantata teatrale”, l’Ascanio in Alba, per le nozze dell’arciduca Ferdinando d’Asburgo-Lorena con Maria Beatrice d’Este. Il libretto, che deve essere di argomento allegorico-celebrativo, è affidato a Giuseppe Parini. I festeggiamenti si svolgeranno dal 15 al 31 ottobre e il governo asburgico commissiona a Parini anche l'incarico di redigere il Resoconto delle feste per le nozze di Ferdinando d'Austria e Maria Beatrice d'Este, Fatto per ordine della Real Corte l'anno delle medesime nozze.


Padre e figlio arrivano in città nel tardo pomeriggio e si sistemano in una casa non lontano dal Regio Ducal Teatro, dove sono ospitati anche altri musicisti.

Giuseppe Parini, Ascanio In Alba festa teatrale da rappresentarsi in musica per le felicissime nozze delle LL. AA. RR. il serenissimo Ferdinando arciduca d'Austria e la serenissima arciduchessa Maria Beatrice d'Este principessa di ModenaIn Milano, appresso Gio. Batista Bianchi regio stampatore, 1771
Biblioteca Nazionale Braidense, Milano
IL 24 AGOSTO LEOPOLD SCRIVE ALLA MOGLIE:

Siamo felicemente giunti qui mercoledì 21 corrente dopo le sette di sera [...]. Devo dirti che da Vienna non è ancora arrivato il libretto. Lo si aspetta con ansia tremenda, perché altrimenti non si possono approntare i costumi, gli addobbi e i cambiamenti etc. da fare in teatro. Il 15 octobris l’Arciduca arriverà a Milano, scenderà al duomo e vi entrerà seduta stante per sposarsi, poi ci sarà il baciamano seguito da una grande cena, e poi buona notte! [...] Ieri abbiamo pranzato dal Sig. Germani in compagnia del foriere di corte imp. Sig. Zinner [...]. Conservatevi entrambe in salute, vi baciamo 100000000 di volte [...] sono il tuo vecchio Mozart


WOLFGANG AGGIUNGE UN POST SCRIPTUM ALLA SORELLA:

[...] Sopra di noi c’è un violinista, sotto di noi ce n’è un altro, accanto un maestro di canto che dà lezione, nell’ultima stanza di fronte alla nostra c’è un oboista. È divertente per comporre! Fa venire molte idee.


(Lettera di Leopold alla moglie, Milano 24 agosto 1771)

Sabato 31 agosto Leopold e Wolfgang fanno visita all’ormai anziano compositore Johann Adolf Hasse (1669-1783), arrivato a Milano accompagnato dalla figlia Peppina, per comporre in occasione delle nozze la “tradizionale opera seria”, Il Ruggero.


Hasse, prediletto da Maria Teresa d’Austria ed apprezzato da Federico II di Prussia, nella sua lunga carriera aveva composto oltre settanta melodrammi, oratori, cantate, brani sacri e musica strumentale, rappresentati ed eseguiti a corte, a teatro e nelle chiese di Vienna, Dresda, Napoli, Venezia, Bayreuth e Berlino.


Hasse aveva già incontrato Mozart nel 1769 e in quell’occasione scriveva all’amico Giovanni Maria Ortes:


«Ho fatto conoscenza con un certo signor Mozart [Leopold]. [...] Costui ha una figlia e un figlio [...]. Il secondo che non deve avere più di dodici o tredici anni, fa già a questa età il compositore e il Maestro di Cappella. Ho visto le sue musiche che devono essere sue [...]. L’ho messo alla prova in vari modi, sul clavicembalo, e mi ha mostrato cose che han del portentoso a quell’età e che sarebbero ammirabili anche in un uomo fatto. [...] Il ragazzo è anche bello, vivace, aggraziato e pieno di buone maniere, tanto che non si può non amarlo. Una cosa è sicura: che se il suo sviluppo andrà di pari passo, da lui nascerà un prodigio purché il padre non lo coccoli troppo, e non lo guasti a forza d’incensarlo».


(30 settembre 1769, lettera a Ortes).

Il Ruggiero | posto in musica | da Giov:ni Adolfo Hasse | d.to il Sassone | Milano | 1771
Autografo, 1771
frontespizio e c.1v (PTRMS.168)
Biblioteca del Conservatorio di musica Giuseppe Verdi di Milano

Dopo il successo di Ascanio in Alba, Mozart viene nuovamente chiamato a Milano per comporre una terza opera, per il Regio Ducal Teatro: il Lucio Silla su libretto di Giovanni de Gamerra

Giovanni de Gamerra, incisione di Pompeo Lapi in
Giovanni de Gamerra, La Corneide. Poema eroico-comico [...]. In Cornicopoli, 1773
Biblioteca Nazionale Braidense, Milano

Wolfgang e Leopold partono da Salisburgo il 24 ottobre 1772, passano da Innsbruck, Bressanone, Bolzano, Trento, Rovereto, Ala (dove festeggiano l’onomastico di Wolfgang), Verona, Brescia. Arrivano a Milano il 4 novembre e si sistemano in un appartamento vicino alla Contrada dei Tre Re, via oggi scomparsa e non lontana dalla chiesa di S. Satiro.


Wolfgang inizia subito a comporre i recitativi, i cori e l’ouverture dell’opera: la partitura viene terminata in poco più di un mese. Lucio Silla è rappresentato al Regio Ducal Teatro il 26 dicembre 1772 e recensito sulla Gazzetta di Milano: Sabato sera diedesi principio in questo Regio Ducal Teatro alla rappresentazione del nuovo Dramma intitolato il Lucio Silla, il quale, essendo riuscito splendidissimo in tutte le sue parti, si è meritatamente acquistato l’universale aggradimento» (30 dicembre 1772).
Nonostante il successo dell’opera, Mozart non riesce ad ottenere un impiego stabile a Milano; l'Arciduca Ferdinando aveva manifestato (già un anno prima) alla madre, l'Imperatrice Maria Teresa, l'intenzione di assumere il giovane Mozart, ma l'Imperatrice in una durissima lettera in cui definisce i Mozart "persone inutili" che "corrono per il mondo come dei pezzenti" gela i propositi del figlio.
I Mozart ripartono il 3 marzo, arrivano a Salisburgo dieci giorni dopo.
Non torneranno più in Italia.

3. Viaggiare nel Settecento


Carissima mamma, il mio cuore è pieno di gioia, perché in questo viaggio mi diverto moltissimo, ché in carrozza si sta al caldo e il nostro vetturino è un tipo garbato, il quale, non appena la strada lo permette, va di gran carriera [...].
E ALLA SORELLA NANNERL:

Se devo confessare la verità, devo dir così, che è sì allegro di viagiare, e che non fa freddo niente, e che nella nostra corozza fa sì caldo come nella camera [...] . Wolfgang Mozart


(Lettera di Wolfgang alla mamma, Wörgl 14 dicembre 1769)

«Le stazioni di posta si trovavano mediamente alla distanza di una decina di miglia (14‑15 chilometri) l’una dall’altra, o anche meno nei tratti più impegnativi del percorso. Per portarsi da una stazione di posta alla successiva con una “sedia” occorrevano almeno due ore di viaggio (la media oraria era di quattro‑cinque miglia, vale a dire sei‑sette chilometri, mentre a piedi si calcolava che in un’ora si percorressero due miglia e mezza). Normalmente, secondo il sistema della “posta ordinaria” si viaggiava per una dozzina di ore al giorno, sovente partendo alle 3 o alle 4 del mattino per sostare dopo circa sei ore e riprendere poi la strada verso la metà del pomeriggio, giungendo in serata in qualche stazione di posta (locanda) per il pernottamento, avendo percorso complessivamente, al massimo, appena una settantina di chilometri. Difficilmente, tuttavia, si era in grado di superare la cinquantina di chilometri, ossia le 35 miglia; si deve considerare, infatti, che – oltre alle soste per rifocillarsi e per riprendersi dagli scossoni e dai sobbalzi della vettura che percorreva strade sempre dissestate – una buona porzione del tempo la si perdeva nelle operazioni del cambio dei cavalli, senza contare le eventuali riparazioni alla vettura; in pratica, nello spazio di una settimana era già molto se si percorrevano dai 400 ai 500 chilometri. Se poi ci si imbatteva nel brutto tempo, allora le difficoltà aumentavano in modo esponenziale.


Per passare da uno Stato all’altro era necessario munirsi di passaporti, visti d’ingresso, lasciapassare, fogli di via; pagare tasse, gabelle, dazi, accise, tariffe doganali, balzelli; offrire mance, regalie e mercanzie di vario genere talvolta anche soltanto per cambiare monete di volta in volta (negli uffici doganali o nelle banche) avendo a che fare con doppie, ducati d’oro e d’argento, zecchini, fiorini, gigliati, paolini, scudi, carlini, romani, filippi, grossi, lire, testoni, pistole, piastre, crazie, tarì, soldi, denari, baiocchi, quattrini, tutte monete che, per di più, potevano variare di valore, pur conservando la medesima denominazione di Stato in Stato; di conseguenza, si doveva ricorrere a banchieri e a uffici di cambio, presentando talvolta lettere di credito».


Alberto Basso


L’entusiasmo giovanile di Wolfgang lo faceva divertire, ma viaggiare nel XVIII secolo era quanto mai faticoso e rischioso.


La manutenzione delle strade era a dir poco sommaria e il maltempo rallentava gli spostamenti. Spesso si utilizzava la cosiddetta “sedia”, una piccola e disagevole carrozza a due ruote, trainata da cavalli. Era economica, e in Italia se ne servirono anche i Mozart. L’alternativa, ancora più scomoda, era viaggiare sulle carrozze postali, che ospitavano, insieme ai passeggeri, lettere, pacchi, bauli e mercanzie varie.


Era consigliato portare con sé tutto ciò che occorreva per le necessità quotidiane (tra cui anche le parti staccate delle composizioni da eseguire!) inclusi i medicamenti e le lenzuola per evitare pidocchi e malattie. Ci si fermava in alberghi, locande, stazioni di posta, ma anche in ostelli e ricoveri di fortuna. Non sempre si trovavano cibo decente e letti confortevoli; spesso si dormiva in un unico stanzone insieme ad altri viaggiatori, talvolta su pagliericci sporchi e malsani.


Nell'immagine: Guida per il viaggio d'Italia in posta [...]. Viaggio da Milano a Venezia.
Genova, Jvone Gravier 1793.
Civica Raccolta Stampe Achille Bertarelli, Castello Sforzesco, Milano

Le guide turistiche, già disponibili nel ‘700, fornivano - come oggi - un prezioso aiuto durante i viaggi e i soggiorni nelle varie città.


Manoscritte o stampate, contenevano informazioni su itinerari, numerazione delle poste, distanza tra una località e l’altra, tempo richiesto per ciascun viaggio, qualità delle strade e delle locande. Erano volumetti agili, che potevano essere letti in carrozza o nei momenti di riposo. Le guide di quegli anni avevano caratteristiche diverse da quelle moderne, dal momento che le informazioni pratiche erano accompagnate da osservazioni sulla topografia delle città, sui monumenti, gli usi e i costumi. Nella maggior parte dei casi si trattava di relazioni, diari e lettere, che ambivano a diventare “guide” per i viaggiatori; alcune ancora oggi rivestono una grande importanza storica e letteraria, come il Remarks on several parts of Italy di Addison e il Viaggio in Italia di Montesquieu.
Come si legge in un articolo de The Critical Review del 1770, le guide dovevano miscere utile e dulci, cioè unire “l’utile al dilettevole”: Un libro di viaggio costituisce uno dei prodotti letterari più attraenti e istruttivi. In esso si registra una felice commistione di utile e dulce; esso diverte e cattura la fantasia senza ricorrere alla finzione romanzesca”.


Nei paesi da cui partivano i viaggiatori, si stampavano racconti che avevano la funzione di far capire cosa sarebbe stato il viaggio, mentre nei paesi di arrivo - in particolare l’Italia – venivano pubblicati volumetti in inglese, francese e italiano, che di fatto rappresentavano già esempi compiuti di guide turistiche.


In Italia, gli itinerari si snodavano in tappe ben precise: il passaggio avventuroso delle Alpi, l’arrivo a Milano e l’immancabile visita di Venezia passando da Verona (se possibile, si visitavano anche Genova, Torino e Pavia). Seguivano Bologna, Firenze e Roma. Spesso si proseguiva per Napoli, Pompei e la Sicilia. Quest’ultima si raggiungeva in nave o con postali che partivano da Napoli.


Anche Leopold Mozart, partendo per l’Italia con Wolfgang, si era munito di una guida turistica: la seconda edizione del 1751 del Neüeste Reise durch Teüschland, Böhmen, Ungarn, die Schweiz, Italien und Lothringen del viaggiatore e archeologo tedesco Johann Georg Keyssler (1693-1743). L’opera, in due volumi e illustrata, contiene una corposa sezione dedicata all’Italia e le descrizioni sono in forma di lettera.

Guida sicura che conduce col numero progressivo a tutte le contrade, strade e vicoli della città di Milano [...].
Milano, Fratelli Pirola 1787. Frontespizio.
Civica Raccolta Stampe Achille Bertarelli, Castello Sforzesco, Milano

IL SIGNIFICATO "MUSICALE" DEI VIAGGI DI MOZART

«I viaggi in Europa del giovanissimo Mozart (Austria, Germania, Belgio, Olanda, Inghilterra, Svizzera e Francia con anche la mamma e la sorella Nannerl, e in Italia con il solo padre Leopold) si svolgono in anni in cui lo stile e il gusto musicale europei stanno rapidamente cambiando.


Nel 1752 deflagra a Parigi la querelle des Bouffons, che contrappone la staticità della tragédie lyrique o tragédie en musique francese alla vivacità dell’opera e degli intermezzi buffi italiani; nel 1769 a Vienna Christoph Willibald Gluck nella prefazione all’Alceste espone le proprie idee sulla riforma dell’opera in musica. Le forme della Sinfonia, della Sonata, del Concerto per strumento solista e orchestra, del Quartetto per archi sono sottoposte a una torsione creativa che, in un breve arco di tempo, ne ridefinisce struttura, dinamiche e dialettiche interne, per raggiungere una più accesa drammatizzazione degli effetti sonori, dei caratteri, delle intenzioni che intendono rappresentare.
Una società in movimento si rispecchia in una musica nella quale i contrasti si intrecciano con una veemenza prima sconosciuta. Dal rococò e dallo stile galante allo Sturm und Drang e a una nuova sensibilità espressiva, il passo è breve in termini di anni, ma esteso e profondo come poetica.
Viaggiando attraverso l’Europa, Leopold entra in contatto con questi nuovi fermenti, che il genio di Wolfgang ascolta ed elabora. Sono stati i viaggi ad aver consentito a Wolfgang, già nell’infanzia e nell’adolescenza di una vita destinata a essere così breve, di assimilare stili e abitudini diversi e simultanei. Conoscenze, ascolti, confronti, influssi che si sedimentano in lui in una sintesi insieme omogenea e multiforme, capace di corrispondere alle richieste di un mercato vivace, ampio, avido di novità, e anche di elaborare progressivamente una propria personalità espressiva, raggiungendo l’individualità creativa all’interno della koinè linguistica della musica europea».
Sandro Cappelletto

Wolfgang Amadeus Mozart, Fra cento affanni K1 88, K6 73c, aria per soprano ed orchestra
Testo: Pietro Metastasio dall'Artaserse
Allegro maestoso (do maggiore - la minore - do maggiore)
Composizione: Milano, febbraio 1770
Prima esecuzione: Milano, palazzo del conte Firmian, 12 marzo 1770