1.
I luoghi significativi
della città
2.
La vita culturale:
le accademie, i giornali
e le riviste
3.
La vita musicale
1. I luoghi significativi della città
In quegli anni il territorio lombardo era meno esteso rispetto ad oggi: Bergamo, Brescia e Crema facevano parte della Repubblica di Venezia e la Valtellina apparteneva ai Grigioni. Vennero poi cedute ai Savoia Novara, Vigevano, Tortona, l’Oltrepò pavese, la Lomellina e Angera.
Tra i tanti provvedimenti promossi dai governanti austriaci, fondamentale è l’introduzione del Catasto Teresiano (dal nome di Maria Teresa), che scheda l’ubicazione degli edifici, identifica le aree urbane inutilizzate o scarsamente sfruttate, e censisce tutte le famiglie con i nomi dei capifamiglia e il numero dei componenti.
L’abolizione della inalienabilità dei terreni della Chiesa, la cosiddetta “manomorta”, e la soppressione di alcuni monasteri considerati “inutili”, permettono di individuare a Milano nuovi spazi per biblioteche, istituti scientifici, ospedali, poste e cimiteri.
La Città di Milano Capitale di tutto il Ducato Milanese
1751, Acquaforte (P.V. m. 75-54)
Civica Raccolta Stampe Achille Bertarelli, Castello Sforzesco, Milano
Stato di Milano distinto nelle sue Provincie [...],
1773, Carta geografica, Inchiostro, acquarello, Reca iscritto: "Stato di Milano distinto nelle sue Provincie e Principato di Varese con la divisione delle Pievi nel Ducato, e contado di Como, con tutti li Laghi, Fiumi, e Torrenti, e Porti, e Ponti principali per passaggio de medemi in oltre alcuni Siti de Stati finitimi che s'incontrano nel sortire da giusti Confini del presente Stato il tutto accuratamente delineato nel corrente Anno 1773"
Civica Raccolta Stampe Achille Bertarelli, Castello Sforzesco, Milano)
Marcantonio Dal Re, Il Duomo
1745, Acquaforte (Raccolta Beretta, E3 n. 537)
Civica Raccolta Stampe Achille Bertarelli, Castello Sforzesco, Milano
Il Palazzo Regio Ducale (oggi Palazzo Reale)
«Il vasto isolato Palazzo, che ora si serve di abitazione alli Governatori dello Stato di Milano, fu secondo l’ordine de’ tempi variamente denominato [...] prima fu chiamato Arena ed Arengario, poi ne’ secoli più bassi Palazzo dell’Arrengo e Broletto Vecchio» (Latuada, Descrizione di Milano, 1737, vol. I, p. 127).
Dalla fine del Duecento l’Arengo diventa sede della signoria milanese, per volere di Matteo Visconti. A un altro Visconti, Azzone, si devono le principali realizzazioni trecentesche: la corte maggiore, alcune opere di fortificazione e la cappella ducale. Alle decorazioni pittoriche partecipa anche Giotto. Tra gli ospiti del palazzo figura Francesco Petrarca, chiamato da Giovanni Visconti. Nel ‘400 l’Arengario decade come residenza ufficiale e subisce molte demolizioni. Solo con l’arrivo degli spagnoli, un secolo dopo, torna ad essere sede dei governatori della città e viene ampiamente ricostruito.
Al suo interno trova spazio il primo teatro milanese, il Salone Margherita, poi sostituito dopo l’incendio, dal Teatro Ducale, anch’esso distrutto dal fuoco sessant’anni dopo. Nella seconda metà del ‘700, sotto gli Asburgo, il Palazzo viene ristrutturato dall’architetto Giuseppe Piermarini.
Il Duomo
Il Duomo è da sempre il simbolo della città di Milano.
La Fabbrica del Duomo inizia l’attività nel 1387 per volontà di Gian Galeazzo Visconti; i lavori vengono sostenuti anche dall’entusiasmo dei milanesi, con oblazioni in denaro e oggetti. Per la costruzione, Gian Galeazzo concede lo sfruttamento della cava di Candoglia, vicino a Domodossola, famosa per le tonalità variegate dei suoi marmi; finanzia anche la realizzazione di una rete di canali per trasportarli in città.
Georg Balthasar Probst (Amburgo), Prospetto della entrata della Residenza Ducale, a Milano.
1770 ca., Acquaforte, Veduta ottica del Palazzo Reale (noto anche come Palazzo Ducale) di Milano (Albo H 23, tav. 11)
Civica Raccolta Stampe Achille Bertarelli, Castello Sforzesco, Milano
Il Castello Sforzesco
È difficile datare precisamente l’inizio dei lavori di costruzione della Rocca di Porta Giovia, quello che diventerà il Castello Sforzesco, sui resti di uno dei quattro “Castra” della Milano romana, il “Castrum Portae Jovis”. Probabilmente la data si colloca tra il 1368 e il 1370.
Secondo i canoni delle costruzioni militari viscontee, il castello nasce a pianta quadrata, con una torre a ogni angolo, circondato da un fossato con ponti levatoi. Ampliato e modificato nel ‘400 dal duca Francesco Sforza, vive il periodo di massimo splendore sotto Ludovico il Moro, che chiama a corte grandi artisti, tra i quali Leonardo da Vinci. Nel corso dei secoli subirà alterne vicende, da dimora ducale a caserma militare, a sede museale. Varie modifiche e ricostruzioni, tra cui il rifacimento novecentesco dell’antica Torre del Filarete, daranno al Castello Sforzesco l’aspetto odierno.
Dal 1749 al ‘53 il castello diventa sede di eventi musicali aperti all’intera cittadinanza. Nelle sere d’estate il ministro plenipotenziario Pallavicini fa eseguire, tre volte a settimana, concerti sinfonici pubblici “in piena aria sulla mezzaluna a divertimento dei cittadini che a diporto trovavansi nella sottoposta spianata”. L’incarico di comporre “sinfonie a grande orchestra” è affidato a Giovanni Battista Sammartini. I concerti al castello, frequentati da un pubblico di amatori e di intenditori, riscuotono un grande successo.
Palazzo Marino
Palazzo Marino dal 1861 è la sede del Comune di Milano.
Originariamente era la sontuosa dimora di un ricco gabelliere e speculatore genovese: il conte Tomaso Marino, senatore del governo spagnolo. Come d’uso all’epoca, anch’egli aveva al suo servizio alcuni “bravi”, i famigerati gaglioffi citati nei Promessi Sposi. Ma il celebre romanzo è collegato a Marino anche per altro: Marianna, nipote di Tomaso, finita in convento e protagonista di “scandalose” vicende amorose, ispirerà a Manzoni il personaggio della celebre “Monaca di Monza”. Il conte, vissuto novantasette anni, ha avuto molte amanti; la più celebre, la bella veneziana Arabella Cornaro, è ricordata in un’antica filastrocca milanese: “Ara Bell’Ara / discesa Cornara / dell’oro e del fin / del conte Marin...”.
Marcantonio Dal Re. Palazzo di Brera ex Collegio dei Gesuiti
1743 – 1750 (Palazzo di Brera ex Collegio dei Gesuiti)
Civica Raccolta Stampe Achille Bertarelli, Castello Sforzesco, Milano
Veneranda Biblioteca Ambrosiana
Si deve alla cultura e alla perseveranza del cardinale Federico Borromeo la nascita, nel 1607, della Veneranda Biblioteca Ambrosiana, con annesse l’Accademia di studi e la Pinacoteca. Il Cardinale si interessa personalmente anche alla costruzione del Palazzo che ospita le tre istituzioni. Aperta al pubblico nel 1609, raccoglie migliaia di libri e manoscritti che Federico Borromeo ha fatto acquistare in ogni parte del mondo. Nel 1770, quando la visita Charles Burney, c’è “una sala che contiene solo manoscritti, che si possono calcolare riuniti in 15.000 volumi”.
Tra i gioielli della biblioteca citiamo il Codice Atlantico di Leonardo e il Libro d’Ore Borromeo, oltre ad altri preziosi codici miniati.
La Pinacoteca trae origine dalla donazione da parte del Cardinale della sua collezione di dipinti e disegni, che comprendeva capolavori dei più grandi maestri italiani e fiamminghi. La Pinacoteca sarà arricchita, nei secoli successivi, da importanti acquisizioni e donazioni. Quando i Mozart soggiornano a Milano, tra il 1770 e il ’73, non sono ancora iniziate le cosiddette “spoliazioni napoleoniche”, che porteranno tanti capolavori dell’Ambrosiana ad arricchire i musei d’oltralpe.
Biblioteca di Brera
L'8 ottobre 1770 nasce la Biblioteca Braidense. Un rescritto dell’imperatrice Maria Teresa destina ad uso pubblico la biblioteca personale del conte Carlo Pertusati. A Milano mancava “una biblioteca aperta ad uso comune di chi desidera[sse] maggiormente coltivare il proprio ingegno, e acquistare nuove cognizioni" e Maria Teresa non riteneva sufficiente, la Biblioteca Ambrosiana giudicandola "ricca bensì di manoscritti ma non di libri stampati".
La Braidense, biblioteca pubblica, trae dunque origine da una collezione di libri privata, cosa che accadrà anche in molti altri casi.
Come sede viene scelto il palazzo del Collegio gesuitico, acquisito dallo Stato dopo lo scioglimento forzoso della Compagnia di Gesù. La Braidense viene aperta al pubblico nel 1786 e da allora è annoverata tra le più importanti biblioteche del mondo.
Biblioteca Ambrosiana. Stampatore Giuseppe Cairoli
1737, Acquaforte (Raccolta Beretta, L n. 637b)
Civica Raccolta Stampe Achille Bertarelli, Castello Sforzesco, Milano
La Chiesa di S. Maria della Scala e la lapide di Pilade
La chiesa di S. Maria della Scala era stata edificata nel 1381, per volere di Regina della Scala (da cui il nome), moglie di Bernabò Visconti. Sorgeva su quella che verrà chiamata Corsia del Giardino (oggi via Manzoni). La costruzione era costata quindicimila fiorini d’oro. Nel 1776, dopo l’incendio del Teatro Ducale, la chiesa viene sconsacrata e demolita. Il luogo è scelto per la costruzione del nuovo teatro, che prenderà il nome dalla chiesa: il Teatro alla Scala. I lavori portano alla luce una curiosità: un piccolo cippo marmoreo del II/III secolo d.C. sul quale sono scolpite due figure maschili, con in mano una maschera teatrale. Il personaggio raffigurato è il pantomimo Teocrito Pilade e l’iscrizione allude ai molti successi dell’attore in tutta la penisola. Il cippo, ritrovato a Lodi nel ‘500, va ad arricchire la residenza milanese della famiglia Talenti, di fianco alla Chiesa di Santa Maria della Scala (in questa casa abiterà anche Giacomo Puccini). Nel Seicento viene nascosto e se ne perdono le tracce. Lo fanno ritrovare gli scavi per la costruzione del Teatro alla Scala. Da allora “il cippo di Teocrito Pylades” è esposto nel Cortile degli Spiriti Magni dell’Ambrosiana
Nell'immagine: Marcantonio Dal Re, S. Maria della Scala Collegiata Regia
1743 – 1750, Acquaforte (Albo C 12, tav. 12) Albo C 12, tav. 12
Civica Raccolta Stampe Achille Bertarelli, Castello Sforzesco, Milano
La Ca’ Granda
La Ca’ Granda, in via Festa del Perdono, oggi è sede dell’Università degli Studi di Milano. Il palazzo è stato progettato tra il 1451 e il 1456 dall’architetto fiorentino Antonio Averulino, detto il Filarete, come Ospedale Maggiore della città. Il Filarete è stato anche l’ideatore dell’antica torre rinascimentale del Castello Sforzesco, che ha preso il suo nome.
Nell'immagine: Seiller Johann Georg, Frontispicio dell'Ospitale Maggiore,
1751, Acquaforte Milano (Vol. L 162, tav. 16)
Civica Raccolta Stampe Achille Bertarelli, Castello Sforzesco, Milano
2. La vita culturale:
le accademie, i giornali e le riviste
Le Accademie
A Milano, già nella prima metà del ‘700, molti intellettuali si ritrovano in varie “accademie” per discutere di argomenti culturali e scientifici. L’Accademia dei Cavalieri (1702-1706), fondata dal conte Carlo Archinto e riservata ai nobili, promuove le scienze e le belle Arti. Il conte darà vita anche alla Società Palatina, cui si deve la pubblicazione del Rerum italicarum scriptores di Ludovico Antonio Muratori. Quest’opera monumentale, del 1721, vede il contributo dei dottori dell’Ambrosiana, dei bibliotecari di grandi case private e di molti studiosi. Primo fra tutti Filippo Argelati, al quale va anche il merito di aver redatto, nel 1745, il primo inventario scientifico del patrimonio culturale di Milano, dal titolo Bibliotheca scriptorum mediolanensium. In città prendono piede anche l’Accademia dell’Arcadia, quella dei Filodossi, della quale fa parte anche la matematica Maria Gaetana Agnesi, e l’accademia sperimentale dei Vigilanti, voluta da Clelia Borromeo del Grillo insieme ad alcuni scienziati, sul modello della Royal Society e dell'Académie des sciences. Nel 1743 Giuseppe Maria Imbonati, nella sua casa in contrada del Marino, crea l’Accademia Dei Trasformati, attorno alla quale gravitano due delle figure più eminenti dell’intellettualità milanese: Pietro Verri e Giuseppe Parini.
Le gazzette e i giornali
Durante il ‘700 a Milano si assiste ad una grande diffusione di giornali e riviste, che favoriscono la circolazione delle idee, suscitano dibattitti e talvolta polemiche. E’ del 1706 la Gazzetta, che quarant’anni dopo prenderà il titolo di Ragguagli di vari paesi, e poi ancora, dal 1769, la Gazzetta di Milano, con varie migliorie volute dal cancelliere Kaunitz. Per alcuni mesi la dirigerà Giuseppe Parini. Tra il 1772 e il 1776, Galeazzi dà alle stampe la Gazzetta letteraria con notizie e giudizi in gran parte ripresi da giornali forestieri. Nel 1777 è la volta de Il corriere di Gabinetto, pubblicato da Pirola con un supplemento letterario dal titolo Estratto della letteratura europea. Infine, nel 1780 compare la Gazzetta enciclopedica edita da Motta, divisa in tre parti: la prima sulla città di Milano, la seconda sull’estero e la terza riservata a temi letterari e recensioni.
I fratelli Verri e Il Caffè
Nel 1761 i fratelli Pietro e Alessandro Verri fondano l’Accademia dei Pugni, che deve il nome allo spirito battagliero che anima i suoi iscritti. La sede è il salotto dei conti Verri, “la stanza dalla stufa bianca” in Contrada del Monte di Santa Teresa (l’odierna via Montenapoleone). Molti degli accademici dei Pugni scrivono sulla rivista Il Caffè, il più importante periodico del Settecento milanese. Agile e vivace, nuovo nel panorama italiano, Il Caffè tratta con gusto polemico e incisivo le tematiche più avanzate dell'Illuminismo. Tra i collaboratori, troviamo anche Cesare Beccaria, l’autore Dei delitti e delle pene, opera di grande risonanza in tutta Europa. Il nome del periodico richiama volutamente i locali all'ultima moda in cui viene servito il caffè, che diventano in breve tempo luoghi ideali di incontri, discussioni e scambi di idee. Stampato a Brescia, territorio della Repubblica di Venezia, per eludere la censura imperiale, a Milano comunque più tollerante che altrove, Il Caffè esce per 74 numeri, uno ogni dieci giorni. La rivista, simbolo dell'Illuminismo lombardo, si occupa di temi economici, letterari e culturali, "Cose varie, cose disparatissime, cose inedite, cose fatte da diversi autori, cose tutte dirette alla pubblica utilità", come scrive Verri nell'articolo di fondo del primo numero.
Maria Gaetana Agnesi (1713-1799)
La grande matematica Maria Gaetana Agnesi dimostra da subito le sue doti di studiosa. A nove anni già scrive benissimo in latino e conosce le principali lingue moderne, oltre al greco e all’ebraico. Si dedica con successo alle scienze esatte scrivendo, tra le molte altre pubblicazioni, le Istituzioni analitiche ad uso della gioventù italiana, opera tradotta in francese e in inglese. Le viene offerta la cattedra di matematica all’università di Bologna, ma non accetta l’incarico. Dal 1771, anno di apertura del Pio Albergo Trivulzio, casa di riposo milanese destinata ai meno abbienti, assumerà l’incarico di “Visitatrice e Direttrice delle donne, specialmente inferme”.
Antonio Greppi
Antonio Greppi è un personaggio di spicco di quegli anni. Di origine bergamasca, si occupa inizialmente dell’impresa di famiglia, che fornisce lane e tessuti alle truppe austriache durante la Guerra di Successione. A soli ventisette anni gli viene affidato l’appalto della Ferma Generale, che gestirà per vent’anni, accumulando una grande fortuna. Mercante, imprenditore e banchiere, Greppi è anche uomo di cultura. Diventa corresponsabile delle rappresentazioni al Teatro Ducale e protegge artisti e letterati, tra cui Giacomo Casanova, Giuseppe Parini e Pietro Metastasio. Per i suoi meriti di diplomatico, l’imperatrice Maria Teresa, lo nominerà conte di Bussero e Cornegliano. Il suo palazzo milanese, in Via S. Antonio, è realizzato dall’architetto granducale Giuseppe Piermarini.
Paolo Frisi (1728-1784)
Il barnabita Paolo Frisi, che in realtà si chiamava Giuseppe, è ricordato come illustre astronomo e matematico, professore di metafisica, etica, algebra e matematica alle università di Pisa e di Milano. Pubblica uno studio sulla forma, grandezza e moto diurno della terra, che sarà premiato dalle accademie di Francia e Berlino. Grande studioso di idraulica, fornisce consigli per la sistemazione dei corsi del Brenta, del Reno e del delta del Po, nonché per la costruzione del canale Milano-Pavia. Lo accoglieranno come scienziato anche l’Accademia imperiale di San Pietroburgo e la Royal Society di Londra.
3. La vita musicale
Maria Teresa Agnesi Pinottini (1720-1795)
Compositrice, cantante, clavicembalista e librettista, scrive composizioni da camera dedicate all’imperatrice Maria Teresa e alla principessa di Sassonia, e si cimenta con successo nel melodramma. Nel 1747 va in scena al Ducale il suo primo lavoro, la cantata pastorale Il ristoro d’Arcadia. Sempre per il teatro milanese, scrive nel 1753 musica e libretto del Ciro in Armenia, e nel 1766 il “componimento drammatico” Insubria consolata, per il fidanzamento tra l’arciduca Ferdinando e Maria Beatrice d’Este.
c.1v della parte di flauto I (NOSE.B.36.24)
Biblioteca del Conservatorio di musica Giuseppe Verdi di Milano
Melchiorre Chiesa (1716-1783)
Stimato maestro di cappella nelle chiese milanesi di S. Maria presso S. Satiro, S. Giorgio al Palazzo, S. Maria Fulcorina, S. Eustorgio e S. Maria alla Scala, nel 1770 lavora anche al teatro Ducale in qualità di maestro al cembalo insieme a Giovanni Battista Lampugnani. L’occasione è la rappresentazione del Mitridate re del Ponto di Mozart. Svolgerà lo stesso incarico, sempre con Lampugnani, al Teatro alla Scala, dal 1778, con l’Europa riconosciuta di Antonio Salieri, fino al 1783. La sua fama di compositore è testimoniata anche da Charles Burney, in un resoconto del 1770, e da Leopold Mozart in una lettera del ‘71.
Johann Cristian Bach (1735-1782)>
Passato alla storia come il “Bach milanese”, è l’undicesimo e ultimo figlio maschio del grande Johann Sebastian. Entra al servizio del conte Agostino Litta, ricchissimo rampollo dell’antica famiglia milanese, con il ruolo di direttore della musica. Nel palazzo milanese dei Litta, in Porta Vercellina (ora corso Magenta) e nella loro residenza estiva di Lainate, compone musica strumentale per gli eventi mondani e musica sacra per le funzioni religiose. Nel 1760, dopo essersi convertito al cattolicesimo, ottiene l’incarico di organista nel Duomo di Milano. Prima di partire per l’Inghilterra (nel 1762 o 1763) dove conoscerà il giovane Mozart, compone alcune opere per il Teatro Regio di Torino e per il S. Carlo di Napoli. Non scriverà mai melodrammi per il Teatro Ducale.
c.1r della parte di flauto I (NOSE.D.69.9)
Biblioteca del Conservatorio di musica Giuseppe Verdi di Milano
Giovanni Andrea Fioroni (1716-1778)
Allievo a Napoli di Leonardo Leo, nel 1747 vince il concorso per maestro di Cappella nel Duomo di Milano, incarico che ricoprirà fino al 1778. Nel frattempo assume anche la direzione della cappella di altre chiese milanesi: S. Alessandro, S. Marco e S. Maria della Visitazione. E’ autore di musica strumentale, di arie, e di numerose composizioni sacre, molte delle quali sono oggi conservate nell’Archivio della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano. Nel 1771, in occasione matrimonio tra l’arciduca Ferdinando e Maria Beatrice d’Este, compone il mottetto a otto voci Dies venit expectata, eseguito in Duomo durante la cerimonia nuziale.
Stamperia Bianchi, 1760-1771
Milano, Biblioteca Nazionale Braidense
Christoph Willibald Gluck (1714-1787)
Celebre riformatore del melodramma, è autore di una cinquantina di opere. Arriva a Milano molto giovane - tra il 1736 e il 1737 – per lavorare come violinista al servizio del Principe Antonio Maria Melzi. Completa la sua educazione musicale studiando contrappunto e composizione con Giovanni Battista Sammartini, appassionandosi allo stile italiano. Nel dicembre 1741 il suo Artaserse inaugura con grande successo la stagione del Teatro Ducale e da allora il suo nome comincerà ad imporsi all’attenzione del grande pubblico.
c.1r (MUSTM.441)
Biblioteca del Conservatorio di musica Giuseppe Verdi di Milano
Giorgio Giulini (1717-1780)
Poeta, giurista e drammaturgo, oggi viene ricordato soprattutto come storiografo per le sue “Memorie spettanti alla storia, al governo ed alla descrizione della città e della campagna di Milano [...]”. Studia vari strumenti musicali, tra cui l’oboe, probabilmente con Antonio Sammartini, fratello del più celebre Giovanni Battista. Compone musica strumentale, in particolare sinfonie, ma anche melodrammi e cantate, come La Costanza di Scipione Africano e l’Oracolo, su testo di Pietro Verri. Le composizioni di Giulini hanno successo soprattutto fuori dall’Italia: ne è prova il fatto che oggi le fonti della maggior parte delle sue opere sono conservate in biblioteche estere.
c.1r (MUSTM.532)
Biblioteca del Conservatorio di musica Giuseppe Verdi di Milano
c.1r (NOSE.Q.40.7)
Biblioteca del Conservatorio di musica Giuseppe Verdi di Milano
Giovanni Maria Marchi (1689-1740)
Tra i 1705 e il 1707, è annoverato tra i “Soprani figliuoli” della Cappella del Duomo di Milano; in seguito, verrà assunto come organista supplente. Sarà anche maestro di cappella in altre chiese milanesi: S. Maria della Pace e S. Maria della Passione. È ricordato come autore di oratori, musica sacra e melodrammi. Due di questi, Catone in Utica ed Emira inaugurano le stagioni del Teatro Ducale nel 1733 e ‘36.
Giovanni Battista Lampugnani (1708-1788)
Le prime sue opere - Candace, Antigono, Ezio, Artaserse - vengono rappresentate al Teatro Ducale negli anni ’30 del ‘700 e la sua fama si estende ben preso in Italia e in Inghilterra. Dal 1758 si stabilisce definitivamente a Milano, dove continua a collaborare con il Ducale, cimentandosi con successo nell’opera comica, anche su libretti di Carlo Goldoni. Rivestirà anche la carica di maestro di cembalo e nel 1770 coadiuverà Mozart nella direzione del Mitridate re di Ponto.
c.1r (MSAUT.52.1)
Biblioteca del Conservatorio di musica Giuseppe Verdi di Milano
c.1r (NOSE.M.26.1)
Biblioteca del Conservatorio di musica Giuseppe Verdi di Milano
Giuseppe Paladino (XVIII secolo)
Autore di cantate, oratori, musica sacra e musica strumentale, è maestro di cappella nelle chiese milanesi di S. Simpliciano, S. Maria Fulcorina, S. Fedele e S. Maria della Passione. Fra il 1747 e il 1752 lavora con Giovanni Battista Sammartini per la realizzazione dei concenti pubblici sugli spalti del Castello Sforzesco, in occasione della solennità annuale di S. Giovanni Nepomuceno (santo boemo, protettore degli eserciti austriaci, la cui statua si trova ancora oggi nella Piazza d'armi del castello).
Carlo Monza (1735 ca. – 1801)
Carlo Monza, è allievo di Giovanni Andrea Fioroni e di Giovanni Battista Sammartini, al quale succederà nel 1768, prima come organista e poi come direttore della cappella ducale di Milano. Dal 1758 alcuni suoi melodrammi vengono rappresentati al Teatro Ducale: tra questi, l’Olimpiade e il Sesostri re d’Egitto. Dopo aver lavorato come maestro di cappella per alcune chiese milanesi, nel 1787 assume lo stesso incarico nel Duomo di Milano (molte sue composizioni di musica sacra sono conservate presso l’Archivio della Veneranda Fabbrica).
c.1r (NOSE.Q.29.13)
Biblioteca del Conservatorio di musica Giuseppe Verdi di Milano Noseda Q.29.13
Giovanni Battista Sammartini (1700/1 – 1775)
La figura di Giovanni Battista Sammartini rappresenta il fulcro dell’attività musicale milanese nel Settecento. La sua produzione strumentale occupa un posto importantissimo nella storia della musica. In breve tempo diventa famoso come compositore di brani sacri (così riporta il contratto che lo nomina vicemaestro in Sant'Ambrogio). Dagli anni '30, la sua notorietà varca i confini dell'Italia, soprattutto grazie alla musica strumentale. Insieme all’attività di compositore e maestro di cappella, si dedica all’insegnamento, presso il Collegio de' Nobili. Impartisce lezioni a molti compositori, fra i quali il più celebre è Christoph Willibald Gluck. Oltre a musica sacra, scrive anche opere per il Teatro Ducale (rappresentate tra il 1735 e i 1747) e molta musica strumentale. Tra gli anni '50 e '70 incontra alcuni compositori della nuova generazione, fra i quali ricordiamo Johann Christian Bach, Luigi Boccherini e il giovane Mozart. Nella maturità, è il compositore da chiesa più famoso di Milano: nel 1775, anno della sua morte, è maestro di cappella in ben 11 chiese milanesi e della Cappella Ducale. Giovanni Battista Sammartini è considerato il “padre italiano della Sinfonia”, con uno stile tutto “milanese”, “forbito, raffinato, arricchito di nuove melodie, armonie ed effetti”. La sua scuola contribuirà a formare generazioni di compositori.
ASCOLTO MUSICALE
Giovanni Battista Sammartini, Sinfonia per archi in do marggiore J-C 7
Allegro, Andante piano, Presto
Composizione: prima del 1739